Le cheminement intérieur de Marthe Robin est dévoilé grâce à la publication de son "Journal". Découvrez-le en ligne...
Ravvivare nel mondo l’amore che si spegne
Una donna di fede e pioniera della Nuova Evangelizzazione
Marthe Robin (1902-1981) era una “donna di fede” e una pioniera della Nuova Evangelizzazione, afferma Padre Peyrous, postulatore della sua Causa di Beatificazione.
(FONTE: Colloquio del 6 febbraio 2012 di Padre Bernard Peyrous con Zenit)
Zenit – Che cosa insegna Marthe a proposito della Nuova Evangelizzazione?
Père Peyrous – Marthe è una delle persone che stanno all’origine del concetto della “Nuova Evangelizzazione”. Aveva l’intima convinzione che il mondo avesse bisogno di una “Nuova Pentecoste d’Amore”, secondo il termine usato da Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Per Marthe era necessario fare cambiare le cose e non restare fermi nel sistema ecclesiastico così com’era. Intercedeva perché ci fosse sul mondo una “nuova effusione dello Spirito”. Ha molto pregato, particolarmente durante il Concilio Vaticano II. Ha sostenuto più di una ventina di nuove comunità. Ha lavorato con tutte le sue forze per il rinnovamento della Chiesa.
Quindi ne parla molto?
E’ una delle materie che le stava molto a cuore. Pensava in particolare – e ciò era rivoluzionario a quel tempo – che l’evangelizzazione non era un compito per “specialisti”, preti, missionari… ma che ogni cristiano, ogni battezzato, deve rivelare Gesù dovunque sia.
La fede è un dono di Dio, non ci si dona la fede, la si chiede…
In quali termini parlava della fede?
Era indubbiamente una “donna di fede”. Aveva un senso straordinario dell’azione di Dio nelle anime, nella Chiesa, nel mondo.
Diceva: “La fede è un dono di Dio, non ci si dona la fede, la si chiede…”. D'altronde, non separava mai la fede dalla speranza e dalla carità. Per lei, la carità era il centro della vita cristiana. Affermava: “Senza l’amore, il resto non è niente”. Viveva profondamente la speranza: bisogna ricordarsi che Marthe ha vissuto in un mondo molto disperato, in un’epoca in cui le minacce per il mondo e per la Chiesa erano numerose. Più di 100.00 persone sono venute a trovarla nella sua camera, in cima sulla collina di Châteauneuf-de-Galaure. Le confortava, ridonava loro la speranza…
Alcuni ritengono di avere smarrito la fede, ma ce l’hanno sotto uno strato di cenere. Occorre soffiarci sopra per ravvivare la fiamma.
Ricevete ancora testimonianze di persone che hanno conosciuto Marthe o che sono state esaudite grazie a lei?
Tante. Abbiamo parecchi metri d’archivio a Châteauneuf-de-Galaure! Anche dopo 30 anni, ci sono persone che l’hanno conosciuta e che ci scrivono.
In occasione della festa di Nostra Signora di Lourdes che si avvicina, possiamo ricordarci che anche Marthe era molto malata… come ha fatto per accettare la sua malattia?
Non è stato facile. Durante 10 anni Marthe ha fatto un cammino spirituale, con una grande domanda a cui ha trovato risposta poco a poco: “Cosa farò della mia vita nello stato in cui mi trovo?”. Non ci è riuscita senza lotta, ha vissuto dei periodi di scoraggiamento e di rifiuto. Fino al momento in cui, durante un ritiro predicato dai Padri Cappuccini nel 1928, la sua vita è stata trasformata: è stata confermata nella sua missione, ha compreso che poteva offrire la sua malattia per il mondo.
Quindi Marthe ha trovato un senso alle sue sofferenze?
E’ giunta ad “accogliere” la malattia nella sua vocazione. Ha compreso in profondità che i dolori più atroci, le sofferenze più grandi, quando sono vissuti nell’amore, potevano essere luogo di evangelizzazione e di progresso per la Chiesa e per il mondo.
L’azione mi è rifiutata quaggiù, ma Gesù mi dona di esercitare quella della preghiera, dell’amore nella sofferenza e nei sacrifici nascosti. Essa sembra sterile nel mondo, ma quanto è feconda di fronte a Lui.