Le cheminement intérieur de Marthe Robin est dévoilé grâce à la publication de son "Journal". Découvrez-le en ligne...
L’amore più forte della sofferenza
La forza della debolezza: vivere la croce e la gioia
La vita di Marthe è un inno alla gioia nonostante la sua esistenza piena di prove e sofferenze. Le persone che la incontravano erano spesso colpite per la sua gioia e serenità. La sua risata chiara risuonava nella sua cameretta squillante come una cascata.
Sono tutta Tua, Gesù, nella Croce e nella gioia.
Le prove, vissute con Dio e offerte con amore, non sono un ostacolo alla gioia. La sofferenza non è necessariamente un fallimento.
Nulla potrà separarci dall’Amore di Dio
Marthe sa che è profondamente amata da Dio. Lo crede, contro tutto, nonostante la progressione della sua malattia: Egli non la abbandonerà mai. E' il fondamento della sua gioia.
«Gesù è tutto mio e io sono tutta sua. […]. Egli è la mia gioia… il mio cielo… è tutta la felicità della mia vita! Lo amo troppo, non può abbandonarmi» dice nel 1931.
Marthe, come san Paolo, ha la certezza che nulla, nessun evento, e neppure la sua malattia potranno separarla dall’amore di Dio. La forza del Signore si sviluppa nella sua debolezza. La sua convinzione è la fiducia:
A misura che […] le sofferenze aumentano e si aggravano, sento che la mia fiducia è più ardente. Gesù, sì, Gesù solo è la mia dolce e costante speranza […]. Nulla può separarmi dal suo amore.
La gioia deriva dal dono di se
Non dà gioia il vivere per se stessi, ripiegati su se stessi… La gioia viene dal dono di se. Ebbene, Marthe scopre che può dare molto, pur essendo malata e costretta a letto…
« Prima di tutto, il buon umore si può riflettere attorno a noi nel bene come nel male; poi, si può dare il proprio cuore, la propria anima, la propria simpatia. Una cosa rimane sempre, è alla portata di tutti: la gioia degli altri... Dare un po’ di calma, coraggio, speranza, provocare un sorriso, tutto questo è un piacevole lavoro e non è necessario essere in piedi, né in buona salute per farlo. Al contrario, nulla comprende meglio che un grande dolore.»
Così Marthe, per trasmettere intorno a se la gioia e la pace, sceglie di rimanere discreta rispetto ai dolori che soffre quasi costantemente:
Riesco sempre meglio a nascondere […] tutto ciò che potrebbe ricordare il fatto che sono malata, e a passare sotto silenzio i dolori che soffro costantemente e dei quali parlo pochissimo. Voglio che tutto attorno a me e in me trasmetta l’armonia, la santa contentezza, la gioia e l’immensa bontà di cuore.
La croce e la gioia possono coesistere
Marthe, nel cuore della prova sa che Cristo è sempre con lei, anche quando soffre, ed è questo la sua gioia:
La mia vita è una croce, ma una croce d’amore… una croce di delizie, poiché soffrire con Gesù, non è già più soffrire.
Sa innanzitutto che con Lui, la sofferenza può essere trasfigurata:
Tutti i nostri dolori, Gesù li condivide. Tutte le nostre croci, le ricopre di fiori.
Marthe, contemplando Gesù che soffre per noi, ha trovato il legame che unisce la sofferenza all’amore:
Gesù è il libro vivente del cristiano. Quanto si può imparare da Gesù sul Calvario, da Gesù sulla croce, da Gesù prigioniero d’amore! E’ Lui il mio unico libro; è Lui che mi ha insegnato l’arte divina di soffrire.
Unire la propria sofferenza a quella di Gesù, la rende feconda
Marthe non esalta la sofferenza, ma l’accetta con tutto il suo essere. Sa che la sua sofferenza, donata a Gesù, unita alla sua sofferenza per noi, diventa utile, feconda:
Oh Gesù, Gesù, ti amo! Sono felice in mezzo a tutte le mie sofferenze. Tutte le mie prove, le mie afflizioni, le mie pene, i miei dolori, li offro a Dio […] affinché tutti […] servano a versare nelle anime tesori infiniti di verità, di grazie e di misericordie nascoste nel grembo di Dio.
La testimonianza della sua preghiera i venerdì, quando è unita a Gesù nella sua Passione, è commovente… è un inno d’amore e di benedizioni: “Benedici i miei genitori. Benedici il mio papà, benedici la mia mamma, benedici il mio fratello… benedici le mie sorelle… benedici tutti i loro figli… benedici la Francia, la mia patria… benedici la mia parrocchia che amo tanto […], che sia fatta la tua volontà… che essa si realizzi prima di tutto nelle anime…”.
“Oh mio Gesù, quanti peccati! Ma la tua misericordia è infinita. Li hai già perdonati parecchie volte; quante volte li perdonerai ancora, poiché te lo chiedo attraverso tutte le mie sofferenze”.
Oh! Mio Dio! Lasciami cancellare mediante le mie sofferenze, lavare con il mio sangue tutti i luoghi nei quali sei offeso. Voglio aiutare tutte le anime a procedere ogni giorno nel tuo amore e nella perfezione delle tue virtù divine.
Marthe, come anche altri, come Giovanni Paolo II o la giovane Chiara Luce Badano, mostra oggi che esiste un cammino di luce in questo tunnel della sofferenza, che la nostra epoca non riesce a guardare in faccia. Inserendo la sua sofferenza in quella di Cristo, Marthe le ha dato un valore, l’ha trasfigurata.