Le cheminement intérieur de Marthe Robin est dévoilé grâce à la publication de son "Journal". Découvrez-le en ligne...
Una grande mistica francese
L’Eucaristia come unico nutrimento
La paralisi progressiva delle vie digestive impedisce Marthe di mangiare e di bere. Tuttavia non muore. Riesce a deglutire solo l’ostia, che riceve una volta la settimana. La Comunione diventa il suo unico nutrimento.
Attinge la sua forza dall’Eucaristia:
Le parole di Gesù nel Vangelo sono diventate realtà nell’esistenza di Marte:
« Io sono il pane della vita.
Chi viene a me non avrà fame; chi crede in me non avrà sete, mai!"
(Gv, 6, 35).
Gesù, è Lui che mi nutre.
Marthe vive di Eucaristia
A partire dal 1930, quando la malattia raggiunge le vie digestive, Marthe Robin non può più mangiare. Come riesce a vivere? L’Eucaristia diventa, nel senso letterale, il suo unico nutrimento.
Non è la sostanza dell’ostia che la nutre, poiché riceve la Comunione solo una volta la settimana.
Spiega nel 1958 al filosofo Jean Guitton:
Mi nutro solo di questo. Mi inumidiscono la bocca ma non posso deglutire. L’ostia mi procura un’impressione fisica di nutrimento. Gesù, essendo tutto il mio corpo, è Lui che mi nutre. E’ come una Risurrezione.
In Marthe, intimamente unita a Dio, si realizza la promessa di Cristo: “La mia carne è un vero cibo e il mio sangue una vera bevanda” (Gv, 6, 55). Il “Corpo di Cristo”, ricevuto durante la Comunione, dà la vita all’anima e anche al corpo. Marthe sperimenta la potenza del sacramento in un modo molto particolare:
Vorrei gridare a quelli che mi chiedono se mangio che mangio più di loro, perché sono nutrita con l’Eucaristia del sangue e della carne di Gesù.
Vorrei dire che sono loro ad arrestare in se stessi i frutti di questo cibo, ne bloccano gli effetti.
La Prima Comunione, un momento decisivo
Fin dalla sua prima Comunione, a 10 anni, Marthe sperimenta un contatto intenso con Dio:
Credo che la mia prima Comunione privata sia stata una presa di possesso di Nostro Signore. Credo che si sia impadronito di me in quel momento.
La mia prima Comunione privata è stata un’esperienza molto dolce.
La Comunione solenne la farà quattro anni più tardi. Allora Marthe ha un vero desiderio della Comunione eucaristica. La domenica, quando pascola gli animali, a volte si organizza per andare comunque a ricevere l’Eucaristia.
Ogni Comunione è una trasformazione
Nel diario che ha scritto ogni giorno fra il 1929 e il 1932, Marthe scrive: “ogni Comunione è una trasformazione”. Quando riceve la Comunione, Marthe non si accontenta solo di deglutire e di consumare l’ostia. Accoglie in sé questo Gesù che è vivo, di cui lei sa essere vivo. Poco a poco, accetta di lasciarsi trasformare da Lui.
Un giorno, durante la Comunione riceve queste parole di Gesù: “Vengo da te, vengo in te”. Cristo le annuncia che viene per renderla migliore, per illuminarla, per farla crescere.
La Comunione non è una ricompensa, è un mezzo di unione, di amore e di santificazione.
Questo amore che riceve, avendo consegnato tutta la sua vita a Dio, le permette di donarsi ogni giorno di più. Marthe non si ripiega sulle grazie straordinarie che riceve nell’Eucaristia. Riceve la Comunione per portare a Dio tutte le miserie umane.
Va in estasi dopo ogni Comunione
Dopo aver ricevuto l’Eucaristia, Marthe diventa tutt’una con il suo Signore e va in estasi.
La presa di possesso è così grande, invadente, forte, onnipotente che perdo ogni contatto umano, trasportata da Lui nella luce, nell’Amore e nella luce beatifica. L’unione è così totale che sono come completamente liquefatta in Gesù, essendo tutt’una con Lui, nell’amore e nella contemplazione. Tutto l’essere è rapito in Dio e ciò va oltre l’estasi.
Vive un’unione particolare e intensa con Dio. Per lunghe ore non esiste più nulla intorno a lei.
Gesù colma Marthe durante la Comunione e la consola:
L’ospite diletto riversa un oceano di delizie nel mio cuore… questa divina unione e fusione d’amore è la forza e la vita della mia anima. Gesù è l’amico che mi consola di tutto.
Testimonianza: "Abbiamo ricevuto la Comunione insieme a Marthe"
Due membri del Foyer de Charité di Châteauneuf rendono testimonianza di una Comunione vissuta nella camera di Marte:
“Alla Plaine, come al solito, il padre depone il Santo Sacramento nella prima camera, su un mobile trasformato in altare. Poi va da Marthe mentre noi restiamo in preghiera davanti a Gesù Eucaristia. Il padre ritorna per prendere l’ostia e ci invita a entrare da Marthe per la Comunione.
Dopo il rosario e le preghiere, il padre si prepara per dare la Comunione a Marthe. Ma lei si affretta a dire: 'Per favore, vuole dare la Comunione prima a Mireille e a Jeanne? Vorrei potermi unire al loro ringraziamento'”.
Marthe, piena di delicatezza, voleva vivere insieme alle due donne la gioia di un rendimento di grazie condiviso.
L’essenziale: essere uniti a Dio
Non ogni Comunione produce sempre gli stessi sentimenti di gioia o di allegria: “La mia Comunione senza gioia sensibile è stata la più fervente che io abbia mai fatta. Almeno lo credo”.
Marthe invita a preparare a lungo la propria anima a vivere la messa perché:
una Comunione senza preparazione e senza ringraziamento, (…) è poco utile all’anima…
La Comunione permette di unirsi a Dio in maniera splendida, ma non magica.
Se mi si chiedesse: “Che cos’è meglio fare, la preghiera o la santa Comunione?”… Tutte e due sono vivamente consigliabili. Ma se dovessi scegliere, credo che risponderei: la preghiera, perché la preghiera è una disposizione e una preparazione immediata alla santa Comunione.
E’ più difficile pregare che ricevere la Comunione.
Marthe conosce anche la Comunione spirituale. Anche quando non è possibile ricevere l’ostia, si può sempre entrare in comunione con Cristo unendosi al suo desiderio di fare la volontà del Padre e non la propria:
Tutti i giorni nei quali non ho la gioia di ricevere la santa Eucaristia e più volte durante la giornata, faccio la comunione spirituale, la comunione di spirito e di cuore.
Com’è stato dolce per me, nella mia vita di malata, fare la comunione di desiderio… Se non avessi conosciuto questa maniera di fare la comunione, non avrei potuto vivere